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La storia di Elisa

mangiopositivo
Pubblicato da Elisabetta Giovetti in Gruppo cas · 25 Marzo 2018






Mi siedo, mi guardo intorno e parto facendo un commento sulla primavera che quest’anno non vuole proprio arrivare.
Faccio un giro chiedendo a tutte com’è andata la settimana poi mi rivolgo a Elisa –
Tocca a te, stasera. Sei pronta?
Lei sorride un po’ timidamente e dice –
Prontissima! Ho studiato e mi sono preparata un bel discorsetto.
-
Vai allora!
-
Sono qui perché quest’ultimo anno sono aumentata dieci chili in pochi mesi. Se me lo permettete parto dall’inizio della storia cercando di farla breve. – Pronuncia queste parole guardandosi intorno come per cercare approvazione e coraggio.
Tutte le sorridiamo e Guenda fa con entusiasmo –
Forza, siamo tutt’orecchi! Vero amiche?
Elisa riprende con più entusiasmo -
Purtroppo un anno fa sono rimasta vedova improvvisamente. Una corsa disperata in ambulanza, poche ore e poi basta. Finito. Mi sono ritrovata sola perché da questo matrimonio, durato trentotto anni, non sono nati figli. Ero paurosamente padrona della mia esistenza ma non sapevo più che farne. I primi mesi sono stati durissimi ed è lì che ho messo su tutto questo peso. Durante la notte mi svegliavo e non trovavo niente di meglio da fare che rimpinzarmi. Poi una mattina appena alzata, in bagno, lo specchio mi ha restituito l’immagine di qualcuno che non ero io. Una donna finita senza più progetti, senza futuro, triste e ingrassata.
No questa non sono io, mi sono detta.
Qualche giorno dopo gironzolando per il mercato un giovane con la barba mi ha dato un volantino che pubblicizzava un gruppo di volontariato per l’aiuto ai bambini di strada brasiliani. Ci sono andata a parlare e ho cominciato a partecipare alle loro attività. Dopo un mese avevano in programma un viaggio a San Paolo. Qualcuno mi ha proposto di partecipare.
Perché no? A Davide, il mio amatissimo marito, piaceva viaggiare e si sarebbe entusasmiato molto a questo progetto.
Era una persona generosa.– Le scende una lacrima. Tira su un po’ col naso. Susanna le porge un fazzoletto di carta, Elisa si soffia il naso e prosegue – Sono stata via quarantacinque giorni. Sono tornata un mese fa. Diversa, vedere tutta quella miseria mi ha fatto bene. Ho capito che devo prendere in mano la mia vita da sola e posso fare ancora tante cose. Essere utile agli altri in tanti modi.








Siamo tutte senza parole. La forza d’animo di questa donna è strabiliante. Milena, che è seduta, di fronte a lei dice – Quanto ti capisco. Ci sono passata anch’io. Io ho reagito per amore delle mie figlie. Nel tuo caso credo che tu abbia fatto veramente bene a buttarti nell’avventura che ci hai raccontato. Hai proprio ragione, a volte calarsi nelle disgrazie altrui serve a ridimensionare le nostre.
Sono rimasta un po’ scossa dal suo racconto ma riesco a farle la solita domanda di rito. –
Bravissima, Elisa, il tuo racconto mi ha molto impressionato! Come hai saputo del nostro gruppo?
-
Dal mio medico. Un giorno mi ha detto – Elisa devi prenderti cura un po’ di te adesso. Prova a frequentare queste riunioni. - Allora ti ho telefonato. – dice guardandomi.
-
Bravissima! – dice Susanna – i nostri incontri sono bellissimi. Ci divertiamo, ridiamo e dimagriamo. Quello poco, ma insomma… - lo dice nel suo solito modo e ci fa scoppiare a ridere tutte quante! Anche Celeste ride di gusto!
Mi sistemo sulla sedia e prendo la parola -
Bene ragazze a questo punto del nostro lavoro penso siamo mature, forse per le ultime arrivate è un po’ presto ma non importa, per parlare dell’ immagine corporea. L’immagine corporea è la rappresentazione mentale di noi stesse. Per la prossima volta dobbiamo portare tutte un disegno di noi stesse.
Mi guardo intorno per vedere le reazioni alle mie parole. Le vedo guardarsi a vicenda un po’ perplesse.
Annamaria domanda –
A colori o in bianco e nero?
-
Come volete… -
-
Nude o vestite? – fa Rosita.
-
Come volete, ripeto. Deve rispecchiare la vostra idea di voi stesse. Insomma va bene tutto purché venga fuori come vi vedete e come vi sentite. Come vi percepite in poche parole.
Rosita fa il gesto di togliersi il sudore dalla fronte.
-
Mi fa un po’ paura questa cosa… - ammette Celeste.
-
Si anche a me faceva paura. Ma questo esercizio mi è stato molto utile per avanzare nel mio percorso personale e nella mia battaglia per migliorare il rapporto col cibo. Vedrete ne verranno fuori cose molto interessanti.
-
Ci fidiamo di te, Lella. Giusto ragazze? – dice Laura guardandosi intorno. Tutte concordano con lei e questo da un lato mi fa piacere ma dall’altro sento forte addosso la responsabilità dei loro miglioramenti.
Mi alzo, si è fatto tardi. Sono un po’ turbata ma poi in auto ricordo le parole della Gustalavita –
Si ricordi sempre che le partecipanti del gruppo sono le principali fautrici del loro destino. Non si accolli i loro fallimenti, ma neanche i loro successi! Ognuno è fautore della propria vita.
E’ proprio vero ed Elisa, la nuova arrivata, ne è la dimostrazione.








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