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Studio della figura corporea: Elisa

mangiopositivo
Pubblicato da Elisabetta Giovetti in Figura corporea · 25 Marzo 2019






- Chi parla oggi? – esordisce Guenda che si è seduta prima di tutte.
- Eh ma che pimpante che sei stasera! – dice Annamaria – Ti è andata bene la settimana? –
- In effetti non posso lamentarmi… - si sistema più comoda sulla sedia – ho fatto il controllo del diabete e mi hanno trovato molto bene. Questo mi ha tirato su il morale. E poi anche sul lavoro ci sono stati dei cambiamenti positivi. Quindi si, è stata una buona settimana. –
- Bene! E le altre? – dico dandomi uno sguardo intorno.
- Non c’è male… no ragazze? – dice Susanna per tutte.
- Bene. Allora chi parla? –
- Stasera tocca alla più vecchia. – dice Elisa.
Si alza e distribuisce le fotocopie.
- Eh ma che bello! Tutto colorato! – esclama Fulvia.
- Adesso non esageriamo… - fa arrossendo Elisa.
- Comunica allegria, questo sicuro. – dice Susanna.
- Ti sei fatta bella tracagnotta. – osserva Milena.
- Ho esagerato? Non credo. Comunque è così che mi sento e mi vedo. –
- Ma forse un po’ si – dico – però sono percezioni personali, dell’immagine mentale che abbiamo di noi stesse. Non sempre corrispondono realmente alla realtà. Comunque noto con piacere che hai un sorriso smagliante. –
Annamaria si soffia il naso – Scusate mi comincia l’allergia. Da adesso fino a fine giugno mi sentirete rombare. –
- Ti perdoniamo perché ci sei utile. – Guenda mi strizza l’occhio. Poi rivolta ad Elisa – La mise è un po’ castigata, ma molto hawaiana. –
- Oh ragazze… ho sessantacinque anni. Non è l’età giusta per girare scosciate. Che in ogni caso non ci ho mai girato scosciata, neanche da giovane. La fioritura sul costume è perché mi piacciono i colori e i profumi dei fiori. Forse in una vita precedente ero ape, chissà… Anche se la prima primavera senza mio marito è stata dura. – deglutisce - Mi innervosiva vedere che alle piante che lui aveva curato non gliene fregava niente che fosse un estraneo a innaffiarle, potarle, concimarle.
Germogliavano come gli anni precedenti, come sempre. –
Silenzio.
- Sono rughe quei segni in faccia? – domanda Rosita
- Li ho notati anch’io. Anche sotto il mento c’è un segno. – commenta Laura.
- Rughe e doppio mento. Ho cercato di essere realistica il più possibile. -  







- Io trovo che tutto l’insieme trasmetta una forza incredibile. Mi piacerebbe essere così. – dice Celeste un po’ commossa – Le gambe robuste e larghe danno un’idea di solidità e resistenza alle avversità. Bello. –
- Anche io vorrei essere così. – sussurra Alessandra mentre si soffia il naso.
- Un anno fa era molto diverso. Adesso sono anche un po’ calata di peso da quando vengo qui ma soprattutto il morale mi è migliorato. Avevo già cominciato con il viaggio e la storia dei bambini di strada a sentire dei cambiamenti. Certo è stato un duro colpo perdere l’uomo con cui ho vissuto trentotto anni. E certe sere mi sento molto sola. La solitudine è una brutta cosa. -
Milena la guarda - Ti capisco. Anche io ogni tanto penso cosa avrei fatto se non ci fossero state le mie figlie. E penso con paura a quando se ne andranno per la loro strada. –
Elisa, di fianco a lei, le stringe affettuosamente una mano.
- E queste mani? Avevi una pistola puntata addosso? – fa ridendo Laura.
Ridiamo. Anche Elisa si lascia andare a una bella risata liberatoria.
- No, no. Veramente sarebbe una mossa di ballo. A San Paolo la gente balla. E quei bambini non avevano niente eppure ridevano tantissimo. Anche io in quel momento avevo perso tutto, ma quelle bocche sorridenti non le dimenticherò mai. Mi hanno salvato… -
- Si potrebbe andare a ballare una sera… – Guenda si guarda intorno.
Imbarazzo.
- Ma si dai… perché no? –
- Io non vengo, Susanna. Ma voi andate pure. –
- Rosita perché tu no? Sei in castigo? Senza di te non si fa. – faccio categorica.
- Lella ha ragione, Rosita. – Celeste la guarda – Anche a me l’idea un po’ spaventa ma magari tutte insieme ci divertiamo. Se non vieni tu non vado neanch’io. –
- Non voglio insistere troppo, Rosita – proseguo risoluta – però non so se ti rendi conto ma in questo modo depotenzi il gruppo.–
Mi guarda pensosa con una espressione colpevole.
Guenda si alza, inizia a infilarsi il cappotto. Tutte ci alziamo in silenzio. E’ un po’ come se ci avessero rotto il giocattolo. Solo Rosita resta seduta.
Improvvisamente si anima - Hai ragione, non ci avevo pensato. D’accordo vengo anch’io. Però mi aiutate a cercare un vestito. –
Guenda esplode in un grido vittorioso – Siiiiiiiiii -









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