Vai ai contenuti

Quarto incontro del gruppo di autostima. Esercizio n°2: dire di no

mangiopositivo
Pubblicato da Elisabetta Giovetti in Autostima · 30 Aprile 2015






Ieri sera Lella mi ha tenuto un’ora al telefono. A un certo punto G. mi si è messo davanti battendo l’indice destro sul suo orologio. Allora mi sono resa conto che era tardi, in effetti. L’ho salutata in fretta non prima, però, di averla prenotata per tutto il prossimo sabato pomeriggio.  

Gironzoliamo già da parecchio tempo in questo centro commerciale. Non dobbiamo comprare proprio niente, ma oggi pioviggina e la scelta è un po’ obbligata. Chiacchieriamo tranquille e spettegoliamo su come sono vestite e agghindate le persone che incrociamo.
Sport innocuo, poco faticoso e appassionante.
Che dura poco però.
«Dove andiamo a prendere qualcosa? Sono stufa di stare qua dentro, c’è troppa confusione.»
«Allora andiamo in centro.»
In piazza decidiamo di fare le signore nel bar più chic.
«Sono contenti del corso i tuoi compagni?» le domando gustandomi un krapfen.  
«Ma dipende…  Le donne mi sembrano più entusiaste.»
«L’ultimo incontro è stato interessante?»
Succhio la crema del ripieno lentamente per farla durare il più possibile.
«Molto. La dottoressa ci ha diviso in gruppi di due, composti da un uomo e una donna. Ci ha dato questa consegna: ripensare a un episodio recente del nostro quotidiano in cui avremmo voluto comportarci diversamente. Abbiamo deciso di rappresentare quello suggerito da Andreina e Francesco. Lei aveva il fine settimana libero ma il suo ragazzo aveva una gara di pesca e voleva che lei l’accompagnasse. Andreina sapeva che sarebbe stato un weekend di noia mortale. Era già successo e dentro di sé, ogni volta, si diceva questa è l’ultima.»
«Molto interessante…»
Quante volte mi è capitato. E non solo con G. anche in altre occasioni.
«Andreina e Francesco» continua Lella cercando di raccogliere col cucchiaino lo zucchero rimasto nel fondo della sua tazzina «si sono preparati in un'altra stanza e qualche minuto dopo hanno cominciato. Il moroso era prepotente e autoritario. Lei fin da subito ha opposto una debolissima resistenza e alla fine ha ceduto per l’ennesima volta. Era piena di rabbia contro di lui, ma era ancora più inferocita contro se stessa per non essere riuscita a imporsi. Nella discussione successiva è emerso chiaramente che Andreina parlava col suo ragazzo-Francesco con un tono di voce quasi implorante. Eri addirittura piegata su te stessa, con la schiena curva come a volerti rimpicciolire, le ho detto io.»
«Lei cosa ha risposto?»
«Che ogni volta quello è il suo stato d’animo. Ha terminato con queste parole “Ho paura di perdere l’affetto delle persone che mi stanno intorno e questo mi spinge a essere sempre disponibile, buona e ubbidiente.”»
«E quello che impersonava il moroso?»
«Rivedeva suo padre nel moroso di Andreina. Mentre lo diceva parlava lentamente, con un filo di voce. Si capiva che era molto emozionato, forse anche un po’ scosso. Ha detto che suo padre è morto da due anni ma lui cova ancora molta rabbia dentro di sè.»
Proprio come me.
Lella mi guarda.
«Cos’hai?»
«Niente, niente.»
«Insomma concordavamo tutti sul fatto che Andreina è troppo remissiva, ma le abbiamo anche fatto notare che se il tipo le volesse veramente bene terrebbe più in considerazione i suoi desideri.»
«E lei?»
«Stava zitta.»
Mi sfugge un «Ma…»
«La dottoressa ci ha suggerito di usare la tecnica del disco rotto in questi casi.»
«Cos’è questa roba?»
«Quando vogliamo dire di no a qualcuno molto insistente dobbiamo ripetere le nostre idee, ribadire con decisione il nostro NO, anche più volte consecutive, mantenendo la calma e ripetendo le stesse parole.»
«Non mi pare tanto facile ma voglio provare.»
«Ma mi dici cosa c’è di facile al mondo?»













Torna ai contenuti