Weekend A Merano
Quando stamattina mi sono presentata da sola e con gli occhi belli gonfi all’appuntamento con Lella e Pietro, lei mi ha guardato con sguardo interrogativo ma non ha detto niente. Lui invece domanda -Come mai sola?- -Vi spiego strada facendo…- dico salendo in macchina.
All’una siamo a Merano. Depositiamo i bagagli in albergo, faccio il cambio di camera da doppia a singola e fila tutto liscio come l’olio. A tavola Lella, mentre sgranocchia un grissino, fa – Insomma così G., l’ha data buca a noi perché non è riuscito a dir di no agli amici. Anche lui poco assertivo insomma!- -Stronzo…direi- puntualizzo acidamente. Pietro interviene – Dai ragazze cerchiamo di non rovinarci questo weekend. Chiarirai con G. Non lo conosco ma da quello che dite mi sembra un tipo sveglio.- Non so perché ma queste sue parole mi danno sui nervi e mi ammutolisco per un po’. Finiamo di mangiare un po’ immusoniti e poi usciamo a girare per la città. Mentre Pietro è fermo a gustare delle birre artigianali Lella, prendendomi sottobraccio, mi sussurra –Allora com’è andata?- Scoppio a piangere e quando mi calmo inizio a raccontare cosa è successo tra me e il mio legittimo consorte ieri sera. – Ma stavo sistemando in cucina, mentre lui in camera da letto preparava la valigia per tutti e due. Poi gli ha suonato il telefono. Ha parlato per un bel pezzo. Nel frattempo io ho finito coi piatti e sono andata a sedermi sul divano, in salotto. Dopo un po’ è arrivato e si è seduto vicino a me. Mi comincia a dire che è molto dispiaciuto ma Cosimo ha tanto insistito e bla bla bla… Insomma in poche parole cambio di programma perché quei cretini del burraco in quattro e quattro’otto hanno organizzato un torneo proprio questo fine settimana. GRRRRRRRRRRRRRR!- Continuiamo a camminare un po’ infreddolite poi troviamo Pietro che ci cerca con due bicchieri di vin brulè. Con un sorriso ce lo offre - Scaldatevi un po’ belle signore!- Lo guardo e a essere sincera il suo sorriso aperto mi fa passare un po’ il cattivo umore. Mi fermo in una bancarella mentre loro vanno avanti. Poi Lella torna indietro e mi raggiunge –Hai comprato qualcosa?- - Si un paio di pantofole per me. A G. non compro proprio niente!- Lei ridendo commenta –Fai bene! Non se lo merita. Pietro mi domanda se ti fa piacere che stasera ceniamo con un suo vecchio conoscente che vive qui vicino…- - Perché no? Speriamo sia un tipo simpatico.-
La sera l’amico di Pietro ci raggiunge in albergo. E’ un tipo molto interessante. Ha un reticolo fittissimo di rughe stampato in faccia in cui però spiccano due occhi di un azzurro molto chiaro. Ha viaggiato molto per lavoro e ci racconta un po’ dei posti che ha visto e delle persone che ha conosciuto. Torniamo in albergo non tanto tardi, allegri e leggermente brilli. Durante la cena G. mi ha chiamato e non ho risposto. Ben gli sta!
La mattina dopo a colazione un attimo che sono sola con Lella le chiedo - Com’è andata la notte?- - Benissimo! Ti racconterò con calma… a casa. - dice in fretta con sguardo furbetto mentre sta arrivando il suo lui. Durante la giornata andiamo a visitare il castello di Tirolo e il paesino di Lana. Anche questa sera verrà l’amico di Pietro. Ha un nome strano mai sentito prima. Si chiama Amos. Durante la cena si crea un clima piacevole, confidenziale e stiamo bene, rilassati, contenti. Il nuovo arrivato ha una conversazione veramente coinvolgente e i suoi racconti sono davvero interessanti. Ha avuto una vita molto diversa dalla mia e un po’ mi affascina. E' galante, mi fa una corte evidente, ma entro i limiti. Inutile mentire, la cosa anche se un po' mi imbarazza, mi fa piacere. Usciamo. - Noi andiamo. - dicono Lella e Pietro avviandosi verso l’hotel. Amos, invece, mi propone di fare un ultimo giro per la piazza del paese. Accetto perché non è stupido e ha capito che non c’è trippa per gatti. Camminiamo un po’ poi ci fermiamo e mi offre un bicchiere di vino caldo - Sei sposata da tanti anni?- - Dieci.- – E come mai niente figli?- -Non ci interessano.- Bevendo anch’io gli faccio qualche domanda più personale. Lui non si sottrae. Mi dice che comincia a sentire il peso della solitudine. -E’ tardi, sono stanca e ho freddo.- Faccio finendo il brulè. Sulla porta dell’albergo mi da un bacio sulla guancia - Tuo marito è un uomo fortunato. – dice abbracciandomi.
Non ho mai pensato a me stessa come a una vincita al lotto, però adesso che me lo dice penso che ha ragione! Doveva dirmelo uno quasi sconosciuto perchè lo capissi?
Ma da uno a dieci quanto stronza sono?
Pietro