ORGANIZZARE UN GRUPPO DI AUTO-MUTUO AIUTO
PROBLEMATICHE
Qualsiasi tipo di patologia può trovare giovamento da questo tipo di trattamento. In America l'utilizzo della terapia di gruppo è molto diffuso e si usa in molti campi. In Italia questo tipo di approccio viene usato soprattutto per i disturbi psichici, l’alcolismo, le donne mastectomizzate, le malattie metaboliche croniche (diabete), i disturbi di peso. La parità dei membri rende tutti ugualmente responsabili dei risultati raggiunti e dei servizi forniti. Il clima è spontaneo ed informale e il fatto di dare aiuto, oltre che riceverlo, aiuta a liberarsi dal senso di impotenza e di sfiducia in se stessi che spesso provano i pazienti. Aiutare gli altri accresce la propria autostima, aumenta il livello di competenza interpersonale. La persona percepisce che riesce a ottenere un equilibrio tra il dare e l’avere, e riproponendole ad altri, consolida quelle strategie di cambiamento che ha acquisito a sua volta.
COME CREARE UN GRUPPO DI AUTO-AIUTO
PRIMO PASSO:
TROVARE UN NOME
Può essere utile trovare un nome alla vostra iniziativa che identifichi il tipo di incontri e la tematica che trattano. Per esempio se si parla di malattie metaboliche come diabete o ipertensione ecc. potrebbe essere «VIVALASALUTE», oppure di maltrattamenti alle donne «BASTASUBIRE». Il nome ideale dovrebbe dare un’idea dell’argomento trattato ma anche comunicare una volontà di cambiamento e di lotta.
La prima cosa da fare è verificare che non esistano altri gruppi dello stesso tipo nella propria zona. Una volta verificato questo possiamo partire col cercare un luogo per le nostre riunioni.
La sede del nostro gruppo di auto-aiuto deve avere precisi requisiti:
• Deve essere facilmente raggiungibile, quindi ben servita da mezzi pubblici e con possibilità di parcheggio.
• Deve essere accessibile a tutti, anche ai disabili.
• Deve essere svincolata da qualsiasi finalità che non sia quella del benessere dei partecipanti, quindi sconsiglio sedi di partito e di confederazioni sindacali.
Il gruppo può essere a numero chiuso o aperto. Per un buon funzionamento degli incontri il numero delle persone è meglio che non sia inferiore a otto o dieci. Un numero troppo elevato di presenze, venti o più, può penalizzare gli individui che fanno fatica a esprimersi. Nei gruppi numerosi è più facile che siano sempre i soliti a parlare ed è più complicato creare dei rapporti di fiducia e confidenza. Se l’affluenza è alta si consiglia di formare più gruppi per favorire il dialogo.
Il gruppo può prevedere la presenza del facilitatore, ma non è obbligatoria. Il facilitatore è una persona più esperta delle altre nel tema affrontato. Il ruolo di questa figura è quello di aiutare la comunicazione dei partecipanti. Un buon facilitatore non è invasivo. Il che vuol dire che deve cercare di far aprire i timidi lasciando loro i tempi giusti, senza forzarli troppo. Deve saper contenere gli individui troppo esuberanti con garbo per non togliere spazio a nessuno. Magari li si può stoppare con qualche battuta ironica. Nei casi più ostici (a volte ci si trova davanti persone che è veramente difficile fermare) si deve dire gentilmente -Hai espresso la tua opinione e tutti hanno capito il tuo discorso, adesso sentiamo cosa ne pensa Caia o Tizia.-
Nell'esercizio delle sue funzioni questo tipo di figura non deve emergere o mostrare le sue competenze accentrando tutto su di sé (perché io ho fatto, ho detto, mi è successo, sono stato bravo, ecc. ecc) deve soltanto fare in modo che la comunicazione tra i partecipanti sia efficace e il passaggio delle informazioni sia valido. Prima di chiudere le riunioni è molto utile fare un riepilogo di quello che è stato detto per chiarire i concetti e vedere se tutti hanno afferrato il sunto del discorso.
Si può decidere che a rotazione ogni persona per un tot di incontri, due o tre per esempio, può fungere da facilitatore. Il facilitatore deve essere una persona tranquilla e parlare con un tono di voce forte e chiaro, ma estremamente calmo.
Io prima di condurre i miei gruppi ho frequentato per molto tempo le riunioni degli Alcolisti in Trattamento. Ho avuto la fortuna di frequentare un gruppo in cui l'operatrice era molto in gamba e ho imparato moltissimo nella gestione di un gruppo di auto-aiuto. L'esperienza è stata veramente bella perché il clima di solidarietà e aiuto reciproco era davvero tangibile. Uscivo da quelle riunioni con più fiducia nel genere umano.
Può iniziare a parlare il facilitatore del gruppo, chiarendo subito e con decisione alcuni punti:
• Che tutto ciò che verrà detto nel gruppo, nel gruppo rimarrà.
• Che chi non se la sente ancora di parlare, non è obbligato a farlo, non subirà alcuna pressione in tal senso, né verrà giudicato negativamente per questo motivo. Semplicemente "regalerà" le sue confidenze in un altro momento. Tutti hanno i propri tempi e le proprie necessità.
• Che nessuno verrà criticato per quello che fa o non fa, presente o assente che sia.
•Che ogni comportamento dannoso (tipo un cellulare che squilla continuamente) al lavoro dei partecipanti sarà censurato fino ad arrivare, nei casi più gravi, all’espulsione del soggetto molesto.
Gli incontri possono essere settimanali o quindicinali, ma è consigliabile non lasciare passare più di due settimane tra un incontro e l’altro. Le riunioni non devono superare le due ore.
Da subito emergeranno bisogni, paure, problemi, ma anche proposte. I primi tre vanno affrontati con calma e senza drammi, le seconde analizzate ed eventualmente accettate. Si possono promuovere attività "ad hoc" come gruppi di incontro medici – pazienti, incontri in cui invitare esperti legali (avvocati) per conoscere i propri diritti e farli valere.
Il tutto sempre in un clima informale.
La lettura di un buon manuale sull'autostima, può essere molto coinvolgente. L'autostima è un punto essenziale nel processo di cambiamento che stiamo intraprendendo. La scarsa opinione che abbiamo di noi stessi ci porta a sfogare la nostra frustrazione in qualcosa che non dice mai di no: LA NUTELLA O IL FRIGORIFERO (il nostro amante segreto!)
Affrontare queste tematiche vuol dire essere pronti anche alle lacrime perché spesso riaffiorano ricordi dolorosi.
Ma il gruppo è utile proprio in questi casi. Non ci fa sentire soli.
Quando il gruppo è ben avviato si può provare anche a parlare di immagine corporea.
A questo scopo si inviteranno le partecipanti a fare a casa un disegno a figura intera di se stesse che verrà portato e discusso insieme nell’incontro successivo. Le osservazioni di tutte sui disegni eseguiti dai membri del gruppo forniscono utilissimi spunti di discussione e riflessione sull’idea che ognuna ha di se stessa. Anche la facilitatrice è importante che mostri il suo disegno di sé per aiutare le altre a vincere paure e reticenze. L’analisi della propria immagine mentale e fisica è un punto fondamentale da cui può veramente iniziare una piccola rivoluzione. Nei gruppi che ho gestito io questo tipo di lavoro dava a volte risultati stupefacenti. C’erano alcune donne che si disegnavano con le mutande, altre con piedi enormi, a volte, invece, piccolissimi. Una ragazza si è disegnata prima e dopo il gruppo. Prima aveva il muso lungo, era sempre triste, dopo aveva un sorriso enorme. Era circondata completamente da piccoli sorrisi.
Sotto aveva scritto :
Un grande successo perché aveva capito che il cambiamento deve partire da noi stesse. Per me è stata una grande soddisfazione!
Una cosa carina può essere portare delle riviste di moda e commentarle insieme. Può aiutarci a renderci conto di quanto quelle donne che popolano questo tipo di giornali siano lontane dalla vita di ogni giorno.
Certe volte le persone possono manifestare il desiderio di pesarsi insieme agli altri. Questa iniziativa, se condivisa da tutti, non va ostacolata. Può anzi essere d’aiuto nel vincere il terrore della bilancia. I fallimenti, se affrontati insieme a delle compagne possono essere accettati più facilmente, le difficoltà, le ricadute in comportamenti e pensieri disfunzionali, possono trovare insieme alle altre una più facile soluzione. È fondamentale capire il perché del fallimento affinché diventi utile in futuro. Comunque si imparano molte più cose nei periodo difficili e dagli errori che quando si è tranquilli e va tutto liscio. Infatti quando non ci sono problemi e tutto va bene è molto facile rispettare le regole.
E ricordiamo un errore non è la fine del mondo!
Chi ha dei manuali sul peso e sul cibo o qualsiasi altro materiale che ritiene utile può metterlo a disposizione e condividerlo con le altre. Una ottima iniziativa è quella di creare una biblioteca a disposizione di tutte.
Normalmente la partecipazione a questo tipo di gruppi è gratuita perchè si sfruttano locali del comune o della parrocchia. Se però la sede che abbiamo trovato prevede dei costi saranno ovviamente a carico dei partecipanti e divisi equamente tra tutti. Si può in questi casi stabilire di versare una cifra mensile tenendo una semplice contabilità delle spese. Bisogna in tal caso trovare qualcuno che si occupi di questi aspetti. Si può decidere che sia il facilitatore di turno che gestisce i conti.
Alcuni individui possono voler sospendere la loro partecipazione alle riunioni: è importante non ostacolare queste decisioni. Ognuno deve sentirsi libero di fare quello che è meglio per sè senza per questo sentirsi criticato o colpevolizzato. Se riusciamo a gestire bene gli abbandoni può darsi che la persona ritorni in futuro.
Esistono su facebook, e credo anche su altri social network, molti gruppi che trattano problematiche di peso ed anche di altro tipo, ansia, depressione, attacchi di panico. Queste comunità virtuali sono molto utili per alleviare il senso di isolamento e solitudine che spesso si vive quando si soffre di questi disturbi. Parlare con altra gente che conosce e vive la nostra medesima situazione ci fa sentire compresi e sostenuti e possono nascere amicizie a distanza veramente profonde. L'esperienza di chi ha combattuto la nostra stessa battaglia e magari ha vinto la guerra dà un input positivo e incoraggia a proseguire verso un miglioramento della qualità di vita.
Però attenzione rifugiarsi in una realtà puramente virtuale, intrattenere solo relazioni filtrate da una macchina, in poche parole passare troppo tempo davanti a un monitor e illudersi che questo aumenti davvero il benessere delle persone, è molto pericoloso.
A lungo andare, purtroppo, questo atteggiamento non fa che accrescere il deserto emotivo degli individui. Vivere è anche fare la spesa, chiacchierare coi vicini, andare alla posta.
Concludendo partecipare a gruppi di sostegno virtuali non terapeutici va benissimo a patto che non diventino l'unica maniera di relazionarsi coi nostri simili.
Le ore davanti al computer non possono in nessun modo sostituire un vero processo terapeutico col supporto di un serio professionista.
ATTENZIONE
Purtroppo esistono anche gruppi virtuali, questi veramente pericolosi, che incitano all'anoressia e alla bulimia. In questi ambiti si insegnano strategie volte a mangiare progressivamente sempre meno. Si insegna, per esempio, dove buttare il cibo o come vomitare in santa pace senza farsi scoprire da nessuno, senza destare la preoccupazione dei familiari dei soggetti coinvolti.
Se ci imbattiamo in qualcosa del genere bisogna subito correre ai ripari prendendosi cura velocemente della persona caduta in questa trappola e contattare immediatamente la polizia postale e le autorità competenti. Se non sappiamo a chi rivolgerci contattare il medico di base, l'assistente sociale, i carabinieri.
BUON LAVORO!