Vai ai contenuti





PENSIERI DISFUNZIONALI



Un pensiero disfunzionale è un pensiero che ci danneggia e ci porta a mettere in atto comportamenti sbagliati.


Catastrofizzazione
Partendo da un evento negativo, anche di poca importanza, per esempio un piccolo inconveniente sul lavoro, si inizia a pensare a una catena di eventi catastrofici che portano inevitabilmente alla perdita dell'impiego.

Bianco o nero
Le cose vanno bene o male, non ci sono vie di mezzo. Questo pensiero asseconda le nostre manie di perfezionismo. Infatti siamo convinti che le cose vanno bene solo se non ci sono difetti di nessun genere. Questo ragionamento porta ad annullare e non considerare i passi avanti fatti fino a quel momento, quindi a sminuire i successi, seppur parziali, che abbiamo raggiunto.
(pensiero del tanto ormai)

Predizione del futuro
Pensare di sapere già cosa accadrà. Questo modo di rimuginare porta a delle anticipazioni negative che creano uno stato ansioso in realtà fondato su niente e un conseguente comportamento sbagliato, come per esempio abbuffarsi, vomitare o trattare male qualcuno che non centra niente.

Lettura del pensiero
Essere convinti di capire cosa pensano gli altri di noi.
Ovviamente pensano male!

Ipergeneralizzazione
Un singolo evento negativo diventa regola generale. L’uso di avverbi come sempre, mai, o aggettivi come tutti e nessuno denotano questo tipo ragionamento.
Tutti ce l’hanno fatta, io no!
Cioè tutti gli altri sono migliori di noi!

Svalutare il positivo

È un pensiero di tipo depressivo e autosvalutante. Gli inglesi lo chiamano il SI...MA. Sì ho preso un bel voto all’esame, ma il professore è buono. Mi hanno detto che ho fatto bella figura ma mi ha aiutato mia sorella.
Risultato: non abbiamo mai nessun merito!


Personalizzazione
Qualcuno ci risponde male al lavoro iniziamo subito a pensare che sia colpa nostra.
Magari, invece, è solo preoccupato per fatti suoi.

Tutti questi ragionamenti sembrano non avere niente a che fare col mangiare. Ma non è così perché possono scatenare facilmente crisi d'ansia con conseguenti abbuffate con tutto quello che ci va dietro (sensi di colpa, vomito auto-indotto, assunzione eccessiva di lassativi).





Nel caso specifico del mangiare:


E se dopo mi viene fame?
Questo pensiero porta ad ingozzarsi eccessivamente adesso per la paura di soffrire la fame fra due ore. Ma magari fra due ore avremo altre cose a cui pensare e se proprio avremo fame ci penseremo quando la sentiremo.
Il nostro mondo è pieno di cibo.

Non si può lasciare niente nel piatto

È una remora morale che aveva un senso quando il cibo era scarso. Adesso questo modo di pensare ci porta solo a non percepire adeguatamente gli stimoli e i segnali (fame-sazietà) che l’organismo ci invia e ostacola il nostro cammino nel raggiungere i nostri obbiettivi.


Buttare il mangiare nella spazzatura è un peccato
Eccoci di fronte a un’altra regola morale legata alla scarsità di cibo che adesso ci rema contro. Se ci avanza spesso cibo significa che sbagliamo a fare la spesa oppure se è cibo che abbiamo cucinato facciamo porzioni troppo abbondanti.
Impariamo quindi a comprare meno.

Tanto ormai
Questo tipo di elucubrazione porta a finire il pacco di biscotti per il solo fatto di averne mangiato uno! Mettiamo in atto una politica di riduzione del danno! Ne abbiamo mangiato uno? Non è una tragedia.
Facciamo in modo di non finire tutto il pacco!
(se poi non ce la facciamo pazienza, ce la faremo la prossima volta)


Perché ho mangiato tutti questi biscotti?
Bene li abbiamo mangiati? Basta pazienza! Cerchiamo di capire cosa ha scatenato l’impulso piuttosto che rimuginare su un fatto che ormai non possiamo cambiare. A questo punto, indursi il vomito è più dannoso ancora per l’organismo, una cosa intelligente da fare è scrivere cosa ci è capitato durante la giornata, cercando di ricordarci per bene tutti gli eventi, in modo da far emergere il concatenamento di fatti che ha scatenato la perdita di controllo. A volte è opportuno risalire anche a situazioni avvenute nei giorni precedenti all'abbuffata.
Comunque finire un pacco di biscotti, anche se sono Ringo, quindi belli grassi, non ci mette alla pari di Giuda o Jack lo squartatore!
Facciamo sì che il senso di colpa non ci porti a uno stato ansioso che può portare a ingurgitare altra roba.
L'atteggiamento mentale corretto è capire cosa è successo e farne tesoro per le prossime volte.
Si avanza a piccoli passi.

Domani non mangio niente perché oggi ho mangiato troppo
Questo tipo di ragionamento compensativo è sbagliato. Saltare il pasto ci porta a fare più spuntini perché sapendo di non aver mangiato ci concediamo di più. Conduce a una confusione peggiore nel corso della giornata favorendo un introito di alimenti maggiore. Inoltre perpetua l’invasione del ragionamento nel meccanismo di fame e sazietà. Ostacola una corretta percezione dello stimolo fame e sazietà perché significa che ancora non confidiamo nella capacità del nostro corpo di autoregolarsi.

Poveretta la mia famiglia, i miei figli, mio marito, loro hanno fame.
Questo pensiero ci porta a cucinare di più e a fare piatti stracolmi facendo loro un danno più che un favore! Di solito, però, arrivano a casa che hanno già mangiato per mille motivi. Questo tipo di pensiero porta a cuocere quantità maggiori di alimenti quindi favorisce la rimanenza di avanzi che facilmente, alla fine, finirà in bocca a noi.

In primavera (o lunedì) mi metto a dieta!
Se veramente volete prendervi cura di voi stesse non rimandate alla primavera di un anno da destinarsi. Cominciate subito a fare qualcosa per voi stesse e la vostra salute. Se continuate a rimandare chiedetevi se veramente è una priorità per voi e se non lo è cercate di capirne il perché. Ed eventualmente metteteci una bella pietra sopra e accettatevi per quello che siete.
Adorabili, preziose e imperfette.








Torna ai contenuti